La Storia - Chiesa Madre

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La Storia

Le Rettorie > S. Anna

Passeggiando per Trinitapoli e più precisamente per Corso Trinità si incontra sulla destra Largo Croce di Malta, cui si affaccia la Chiesa della Trinità-S.Anna. Nel 1589 i Cavalieri di Malta acquistarono il Casale della Trinità (odierna Trinitapoli) e con esso acquistarono il patronato sulla chiesa della Trinità, che fecero restaurare, fornendola di tutto l’occorente per il culto divino: due fonti per l’acqua santa, pianete di seta, candelieri dorati, tovaglie ricamate ecc. Venuto meno il dominio melitense sul nostro paese nel 1798, la chiesa fu abbandonata a se stessa, tanto da essere poi trasformata in ricovero di animali, in magazzino e in pubblico teatro. Il suo recupero fu dovuto alla Confraternita di S. Anna, sorta nel 1832, che la riaprì al culto. Essa fu dedicata a S. Anna da Mons. Gaetano La Bianca per aver protetto e liberato la cittadinanza dal colera. A metà ottocento la chiesa fu rifatta ex novo e più grande, con le due caratteristiche torri campanarie che ornano la facciata e che richiamano la romana “Trinità dei Monti”. È costituita da un’unica navata con nicchioni laterali, che sostituiscono le navate, nei quali si conservano due altari. Tale planimetria è leggibile anche sulla facciata. Quest’ultima appare suddivisa in due parti da un cornice. La parte inferiore, scandita da quattro lesene su plinti, presenta il portale sormontato da un timpano, sul quale fa bella mostra di sé uno stemma in pietra dei Cavalieri di Malta, a ricordo del loro patronato. La parte superiore mostra un piccolo rosone con colonnine, al centro, e due rosoni ciechi e più piccoli ai lati, di cui uno con l’orologio. In alto la facciata termina con un timpano in stile barocco, fiancheggiato dalle due torri campanarie. Vi è molto venerata una reliquia della Croce di Cristo, conservata in un’ urna dorata, pregevole espressione di artigianato ottocentesco. È portata in processione la sera del Venerdì Santo, insieme alla “Pietà”, gruppo in cartapesta leccese che riproduce il capolavoro michelangiolesco. Da vedere ancora in chiesa: una statua lignea dell’Immacolata ( metà XVIII sec.) attribuibile a Francesco Picano; un dipinto dell’Assunta (inizio XVIII sec., molto ridipinto), un’ altra tela di grandi dimensioni che rappresenta le Anime Purganti ed è collocata sull’omonimo altare; infine l’artistico Crocifisso argenteo della Confraternita (sec. XIX).  

 
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